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Valentino: l'illusione dell'intimità 

giuliascarpaa

“Sembra a volte che la parola intimità porti con sé un alone di senso che la avvicina a una promessa di autenticità, di spazio protetto nel quale è possibile finalmente “toccare” la verità nascosta delle persone, la loro psiche o anima, il loro corpo al di là delle vestizioni nelle “uni-formi” dell’apparire.”

Da questa affermazione del filosofo Romano Madera, Alessandro Michele ha riflettuto sul concetto di intimità che ha ispirato la collezione autunno-inverno 2025 di Valentino.


Il direttore creativo si è domandato se fosse possibile, tramite l’intimità, inoltrarci in una sfera di completa veridicità che non sia influenzata dalle imposizioni della società.

Ma con la sua collezione sembra rispondere negativamente alla domanda che si era posto, nello statement che accompagna la sfilata ha infatti affermato:”quest’esaltazione dell’intimità come rifugio mi sembra un’illusione scivolosa […] dovremmo saperlo: nessuna intimità può denudarci in maniera definitiva, nessun velo può essere strappato per porci di fronte al nostro vero sé . Perché l’idea che possa esserci un sé autentico immune alle determinazioni della vita, è un inganno.”

Perché l’identità non è più solamente qualcosa di personale ma è il risultato di continue influenze esterne che apportano mutamenti alla nostra persona e per Alessandro Michele l’intimità è qualcosa che si avvicina di più ad un meta-teatro, uno spazio-tempo in cui la pressione sociale si annulla e noi cerchiamo di comprendere chi realmente siamo.

È proprio per questo motivo che la sfilata prende vita in una location che ricorda un bagno pubblico, un luogo neutrale, asettico in cui viene meno la contrapposizione tra l’intimo e l’esposto, tra ciò che è individuale e ciò che è collettivo. Un luogo fortemente politico capace di sovvertire qualsiasi tipo di classificazione.

Modelli che escono dalle cabine dei bagni sulle note di Gods&Mosters di Lana Del Rey e portano in passerella una collezione co-ed fluida, in cui quasi non c’è distinzione tra abiti maschili ed abiti femminili. Dove l’alternarsi tra linee semplici con abiti dalle forme voluminose, trasparenze e look coprenti, riflettono il costante processo di trasformazione a cui è esposta la nostra identità.

Ogni abito incarna perfettamente il concetto di mutazione e fluidità dell’individuo.


intimità 

Lo sguardo di Alessandro Michele tende sempre un occhio al passato ed anche questa volta non sono mancati riferimenti agli archivi della maison. Il direttore creativo ha infatti affermato di aver voluto creare un ponte, un dialogo con l’estetica anni ’70 ed ’80 di Valentino Garavani.

Tra pellicce, cappotti bon ton, capi sartoriali, pizzi e fiocchi, sembra che Michele, seppur restando fedele alla sua estetica massimalista, voglia staccarsi definitivamente dall’immagine di Gucci durante il periodo in cui ne era direttore creativo.


intimità 

L’estetica è soggettiva, una creazione può piacere o non piacere, ma in un momento in cui la nostra società è basata quasi completamente sull’apparire e su falsi miti che cuciono in noi identità che non ci appartengono, la moda ha bisogno di personalità come Alessandro Michele, che vanno oltre il concetti di bellezza canonica e portano in passerella messaggi profondi.

Perché la moda e l’estetica passano, cambiano con lo scorrere del tempo, ma la cultura, la ricercatezza e i messaggi rimangono.

Alessandro Michele non è per tutti, dietro ogni creazione si cela una fitta rete di significati complessi da decifrare, ci vuole una sofisticata sensibilità per comprenderli. Definirlo designer è riduttivo, è un creatore di mondi verso cui ognuno di noi ha bisogno di volgere lo sguardo.

Alessandro è l’artista di cui la moda ha bisogno per svolgere la sua originaria funzione artistica e divulgatrice di messaggi.

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